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Recensioni a "ONDE", la mia raccolta di racconti

LARA CASTIGLIOLA
Si legge in un fiato per il piacere di tuffarsi in un mare di brividi ed emozioni.
Si finisce l'ultima pagina e si ha voglia di ricominciare dalla prima, per assaporare ancora una volta le ciliegie o una fetta di storia, in un incredibile buffet a 360°.
Un 'oasi di sensibilità e sensualità nella frenesia dei nostri tempi, alla luce di una straordinaria cultura.


CRISTINA CONTILLI
Racconti come "messaggi in bottiglia"...
Di solito preferisco i romanzi alle raccolte di racconti perché mi piace seguire una storia con i suoi personaggi dall'inizio fino al termine con tutte le sue sfumature, però, ho preso questo libro in scambio dall'autrice perché il titolo e la cover mi avevano incuriosita... e non mi sbagliavo perché è stata una lettura piacevole: i racconti sono abbastanza brevi, ma scorrevoli e scritti con un linguaggio poetico, sono tutti in prima persona e secondo me assomigliano a dei messaggi in bottiglia come se ognuno dei personaggi in un momento decisivo della propria vita cercasse di comunicare a chi gli sta vicino qualcosa di essenziale, a volte, riuscendoci, altre volte, fallendo...
LA CITAZIONE: "Eccomi, sono tornata". Vorrei gridarlo al mondo intero e invece lo sussurro appena, in silenzio. Soltanto al mio cuore.


DAN78 (utente anobiano)
Memorie e ritorni, onde che scavano nel profondo
“Onde” è una raccolta di racconti giunta a me grazie a una catena di lettura. Venti racconti che non esiterei a definire “intimistici”, narrati più volte in prima ma anche in terza e seconda persona, nei quali i protagonisti cercano dentro di sé qualcosa, spesso la via del ritorno. Sono racconti nei quali compare spesso il dolore, sotto varie forme e in modo più o meno esplicito: alle volte è provocato da una malattia (nel caso di “Non ho paura di Achille” si tratta del Lupus Eritematoso Sistemico, del quale, mi pare, fu vittima Flannery O’Connor, autentica maestra della narrativa breve; chissà se la cosa è casuale?), altre volte da un malessere dell’animo, più impalpabile e per questo ancor più acuto. Sabrina Calzia, guarda assai spesso al passato e ambienta le sue storie negli anni di piombo o in quelli delle migrazioni dal sud contadino verso il nord industrializzato, e lo fa sempre con la sua prosa ricca di metafore, carica di colori e suggestioni.
Non conosco l’autrice, ma leggendo il suo libro sarei pronto a scommettere che prim’ancora di diventare scrittrice sia stata una vorace lettrice, che dopo aver cercato di conoscersi attraverso le parole scritte da altri, abbia deciso di proseguire le sue ricerche attraverso quelle scritte di suo pugno. Sebbene io non sia un estimatore di questo stile così ricco o di tutte quelle belle frasi obbiettivamente in grado di descrivere il tempo, non posso fare a meno di complimentarmi con l’autrice per la sua maestria e, pur essendo profondamente convinto che non ve ne sia alcun bisogno, non posso esimermi dall’esortarla a proseguire, a continuare a scrivere … ché la ricerca dentro noi stessi è per sua stessa natura infinita e piena di sorprese.
Siccome, come dicevo all’inizio, ho letto questo libro come anello di una catena di lettura anobiiana, mi sembrerebbe di fare un torto alla tradizione critica della comunità concludendo questa recensione senza nemmeno un pizzico di veleno spruzzato in direzione dell’autrice. Ebbene, Sabrina, per quello che vale la mia opinione, ti suggerirei in futuro di essere meno avara e di regalare qualche virgola in più ai tuoi racconti.
Concludo facendo salire sul podio delle mie preferenze, nell’ordine: “La gattara” (la storia di una donna sola che vive nel passato dei suoi anni belli ma che è troppo orgogliosa per chiedere esplicitamente aiuto), “Amaranto” (la storia di un uomo solitario, un professore di matematica al quale tolgono tutto, privandolo della possibilità di insegnare) e “It, ventuno grammi tra esIsTere ed essere” (il racconto di una donna che affronta il rapporto con il fratello e si accorge, troppo tardi, di aver sciupato l’occasione di conoscerlo appieno).

CRISTINA CIOFINI
Questa bella raccolta di racconti mi ha confermato l'ottima impressione avuta dalla precedente lettura. Scrivere bene non è facile tuttavia molti ci riescono. Purtroppo gran parte di questi buoni autori sceglie vie facili forse confidando nel ritorno economico di gialli, rosa e fantasy. Non è il caso di Sabrina. Il suo stile è personale e non assimilabile ad un genere. Ho apprezzato in particolare la capacità di creare nel breve spazio del racconto un'atmosfera di poetica intimità in cui i personaggi si dispiegano con una semplicità che non è mai banale.
Ma perché non pensare ad una diversa copertina?

MVERONICA (utente anobiana) 
Sono 20 racconti scritti veramente bene con uno stile unico e particolare. Uno dei più commoventi è IT, ventuno grammi tra esIsTere ed essere, nel quale una donna realizzando l'ultimo desiderio del fratello, scopre di non averlo mai conosciuto veramente. Altri due molto intensi sono "la finestra sul naviglio" in cui un uomo festeggia il Natale in compagnia di due fantasmi e "notturno" in cui una ragazza trova conforto nella musica per la perdita di un'amica.


LADY OF CAMELOT (utente anobiana) 
Una raccolta di 20 racconti...ciascuno di essi è un gioiello a sè. Mi ha colpito molto la scrittura delicata, elegante come a voler trattare con cura e affetto le storie che narravano i vari protagonisti. L'intimità che si crea con il lettore è speciale, quasi simbiotica, anche quando i sentimenti, le emozioni o le storie stesse dei personaggi non sono resi espliciti completamente, semplicemente abbozzati; così, come i protagonisti anche il lettore senza neanche rendersene conto si trova sommerso dalle stesse "onde".


CHIARA SARDELLI 
Una gradita sorpresa. 
Bella questa raccolta di racconti di Sabrina! Scorrono sul filo della memoria,valorizzando in maniera non banale il lato emotivo delle cose, quelle onde appunto che danno il titolo alla raccolta. Eppure c'è anche una seconda chiave di lettura, come dire, un rigore, un ésprit de geometrie, che ne sorregge la trama. Credo sia il rigore con cui l'autrice ricostruisce questi eventi, sempre pronta a guardare in faccia la realtà. Più di una volta Sabrina e con lei il lettore incontra il male di vivere e vi si misura. Sabrina lo descrive senza giri di parole, senza fare sconti, ma anche senza paura. L'impressione che ci trasmette è di non lasciarsi condizionare e permeare. Così alla pagina dopo, con la stessa freschezza e immutata accettazione, i suoi occhi guardano e sanno cogliere la bellezza. Una bella lezione di vita oltre che di scrittura.

CARLO MENZINGER 
Flusso e riflusso dei ricordi. 
Non so perché Sabrina Calzia abbia chiamato la sua raccolta di racconti “Onde”, ma penso possa avere qualcosa a che fare con il riflusso, che in qualche modo mi fa pensare ai ricordi: qualcosa che torna e poi se ne va di nuovo. “Onde” infatti è un libro fatto di memorie, non saprei quanto autobiografiche, perché ogni volta appartengono a personaggi diversi e non penso possano essere state tutte frutto di esperienze dell’autrice. In un racconto, peraltro, si parla di ricordi che affondano e riemergono nel “mare della mente”.
“Onde” è anche un libro di perdite, di dolori, di rimpianti, come spesso è quando si ha a che fare con i ricordi.
“Onde” contiene momenti poetici, a partire dal primo racconto, che ci trasporta subito in un viaggio dal sapore onirico, momenti di vita quotidiana e storia comune. Tra le “onde” troviamo alcuni personaggi che non si dimenticano, come il professore solitario, la vecchia gattara che si chiamare Bimba e tanti altri. Tra le “onde” troviamo ricordi che somigliano ai nostri, di noi che abbiamo vissuto gli ultimi decenni del ventesimo secolo, quel clima di vero terrore degli anni di piombo, che ritroviamo in uno dei racconti, quando si aveva paura ad andare in luoghi frequentati, altro che i terroristi islamici di oggi!
Non è, insomma, solo una raccolta di pensieri intimistici, ma, oltre al terrorismo, ci troviamo storie di mafia, di razzismo, di immigrazione.
A volte le memorie fanno sentire la loro voce, perché i ricordi sono anche fatti di musica, a volte si trasformano in acquerelli delicati, a volte si mutano in giochi di parole, soprattutto dove sentono il profumo del vino.
Queste “onde” ti passano sopra con delicatezza, senza travolgerti, anche quando parlano di grandi dolori, di malattie (cancro, anoressia, bulimia…) o della morte. Sono “onde” che formano un mare e come davanti al mare ci si ferma a riflettere, a pensare o semplicemente a osservare.
Tutto appare vicino, riportato a noi dalla memoria, e, nel contempo, lontano, proprio perché filtrato da questi ricordi, veri protagonisti della silloge, riportati in vita da una scrittura corretta, precisa, con tinte color seppia, che ricordano quelle delle fotografie di una volta.

IRENE TEYXEIRA (del blog http://scrittura-mania.blogspot.it)
La mia lettura  di "Onde"di Sabrina Calzia si è conclusa, inaspettatamente da parte mia, con un sorriso.
Sì, perché, al di là dei numerosi pregi che quest'opera possiede, c'è un particolare che salta immediatamente all'occhio: su questa silloge, che si compone di venti racconti brevi, spira un'aria un po' cupa. 
La presenza di temi quali quello della morte, della malattia, dell'umana sofferenza frutto di emarginazione e solitudine la fanno da padroni tanto che si vorrebbe avercela davanti Sabrina Calzia per domandarle perché la sua penna così raffinata ed elegante abbia scelto di indugiare in maniera  tanto insistente su tematiche quasi esclusivamente dolorose. 
Qualcuno maliziosamente potrebbe insinuare che commuovere il lettore sia una sorta di mossa ruffiana per accaparrarsene il consenso, in assenza di altri strumenti per farlo, ma non è certo questo il caso di Sabrina. 
La Calzia è una "scrittrice di razza", ha talento, una capacità innegabile di dare corpo a sentimenti ed emozioni . La sua prosa è così intensa e vibrante da essere  assimilabile alla poesia. 
Riesce in maniera del tutto naturale a  dare vita a una vasta gamma di personaggi e ambientazioni  con un tocco di distinzione che non sfuggirebbe nemmeno al lettore più svogliato e distratto.
Qua e là  sa persino a stupirci, uscendo dai binari metaforici di questa sua opera, con qualche storia a lieto fine o con un guizzo di divertita genialità, come nel caso  dell'immaginaria lettera della Contessa di Castiglione a Vittorio Emanuele, una sorta di piacevole  e riuscito divertissement, con il quale "Onde" si conclude.
Preponderante nella sua silloge è il tema del ricordo che si veste di malinconica nostalgia, rendendo particolarmente cari luoghi,  periodi e persone che solo apparentemente non sono più nostri perché la memoria ha il potere magico di conferire un'aura di eternità, idealizzandolo, a tutto ciò che abbiamo vissuto e amato.
Il rapporto conflittuale fra genitori e figli, fra fratelli, l'ipocrisia della gente, il razzismo, la rievocazione della strage di Piazza Fontana, l'importanza delle proprie radici, sono, per tornare ai contenuti dell'opera, tutti temi trattati in "Onde",  a  testimonianza  della sensibilità marcata dell'autrice che sa puntare lo sguardo, con occhio attento e vigile, sulla realtà circostante, sulle imperfezioni dell'essere umano in quanto individuo e su quelle della società intera, in un inevitabile gioco di specchi,  in virtù del quale se il singolo è "malato" lo è anche il contesto sociale in cui opera e viceversa. Siamo frutto di questa società e al contempo contribuiamo a crearla: in questo risiede la nostra parte di responsabilità che spesso preferiamo ignorare per vivere in un piccolo, ristretto mondo a nostro uso e consumo, illudendoci di non essere attaccabili da ciò che si verifica all'esterno, come  descritto nel racconto" La Terza Guerra", finché un giorno un evento, coinvolgendo la collettività intera, ci apre dolorosamente gli occhi, scuotendo le nostre impigrite coscienze.
Leggendo questa silloge, piacevole per la scorrevolezza dello stile ma impegnativa per gli argomenti trattati, vi scoprirete innamorati di alcuni dei suoi personaggi che sembrano bucare le pagine per venirci incontro con la loro umanità, dolente e vera, mostrandoci in toto le loro fragilità, i loro universi intrisi di poetica nostalgia e di feroce dolore, di solitudine e di slancio verso il mondo.
Su  queste pagine, pregne di introspezione e sentimento, campeggia il messaggio dell'autrice, una sorta di "eredità spirituale" per i suoi lettori, di ammonimento e consiglio: certi eventi della vita sono come onde, che spazzano via, nostro malgrado, ciò che amiamo, ma dobbiamo reagire al dolore imparando a puntare lo sguardo su quanto ci circonda, in un'ottica più ampia, cogliendo il legame sottile e, al contempo, indissolubile che ci unisce all'umanità intera e alle sue vicende.

ROSITA ROMEO
Onde nel mare della vita. 
Sa scrivere questa autrice che non conoscevo. Sa scrivere ed è già una notizia, scrive con scioltezza e con grazia, in un continuo dentro e fuori, tra introspezione e realtà. Una scrittura a tratti poetica, lontana da facili e abusati modelli commerciali, vicina agli stati dell’anima ma non banalmente emotiva; sommessa e lieve anche quando descrive solitudine e dolore. Da leggere con calma, rallentando, se ancora lo sappiamo fare.

SARA DANIELE (del blog http://www.emotionally.eu/)
I racconti non sono un genere che di solito attirano la mia attenzione di lettrice. Difficilmente riesco a farmi coinvolgere come mi accadrebbe leggendo un romanzo, ma appena ho incrociato le pagine di "Onde", mi sono dovuta ricredere. 
Ad accoglierti sono parole ben dosate, mai banali o scontate, che riescono ad affrontare anche i temi più scottanti, come la malattia, con una delicatezza ed un'eleganza attraenti, che non ti aspetteresti mai nel breve spazio di un racconto. 
A trarre in inganno è anche la copertina, che sembra quella di un libro per bambini, ed invece custodisce emozioni e sentimenti reali e intensi. 
Riuscire a richiamare alla memoria sensazioni di un passato lontano come se si fossero provate un attimo prima non è da tutti ed è proprio questa una delle qualità della scrittrice: riuscire a farti percepire esattamente ciò che chi racconta sta provando. 
Il racconto più bello per me è senza dubbio "IT, Ventuno grammi tra esIsTere ed essere", ma gli altri non sono da meno.
Consigliato a chi ama le atmosfere intimistiche e farsi cullare dai ricordi, trovando anche un po' di sé stesso nelle pagine di un libro, tra un'emozione e l'altra, tra un profumo ed una sensazione.

NOLWENN (del blog http://unoscaffaledilibri.blogspot.it/)
Quando ho iniziato a leggere Onde avevo la sensazione che quei venti racconti mi avrebbero toccato l'anima in modo delicato svegliandomi da quel tepore dove preferisco rifugiarmi, come una vigliacca. Chi mi conosce molto da vicino sa che le mie sensazioni si avverano quasi sempre, anche questa volta.
Sabrina Calzia ha un modo di scrivere che in certi momenti mi sono ritrovata con gli occhi lucidi a chiedermi ancora una volta come potesse fare a suscitare in me così tante emozioni contrastanti, ma che hanno potuto fondersi dentro di me riscaldando il mio cuore.
Questo libro mi ha cullata tra le Onde dei sentimenti dimenticati, dei sentimenti ignorati, dei sentimenti odiati, dei sentimenti sottovalutati e quelli sopravvalutati. Le onde della vita.
In questa raccolta di racconti ci sono stati quelli che mi sono piaciuti tanto, quelli che invece mi sono piaciuti meno, e infine quelli che hanno toccato alcuni tasti delicati in me, i cui personaggi si sono avvicinati al mio "essere una persona" in maniera pericolosa. Come Emma, che mi ha ricordato l'importanza del legame di fratellanza, che mi ha aperto gli occhi e, subito dopo aver terminato il racconto sono andata da mio fratello - con cui non parlavo da una settimana a causa di un futile litigio - e l'ho abbracciato. Solamente un abbraccio. Un abbraccio in cui c'erano tantissime cose che avrei voluto dirgli, ma ho preferito il silenzio. Quel silenzio che Sabrina Calzia dice essere un silenzio rumoroso, un silenzio privo di silenzio, un silenzio in cui io ho sentito lo scrosciare delle onde delle emozioni nelle mie orecchie come se il libro fosse una conchiglia speciale.
"La memoria del cuore, si sa, elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, 
e grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato."
Poi c'è Elsa, una ragazza forte che si divide tra la guerra di fuori iniziata con l'attentato di Piazza Fontana, ed una guerra dentro le mura di casa sua con le incertezze sul futuro e le incertezze della vita della sorella.
C'è anche Sandra che, come me, pensava che rinunciare alle piccole cose della sua vita da giovane ragazza, oggi, fosse necessario, assolutamente necessario, per il successo di domani. Che la fatica rende apatici oggi, ma felici domani. E Sandra, come me, si ricrede: demolisce le sue convinzioni e prende le sue decisioni per essere felice ora, oggi, in questo momento e, alla fine Sandra, come me, è cresciuta.
"Quell'insicurezza che in passato, bisbigliando continuamente al mio orecchio, mi ha troppe volte spinto verso un'esasperata, insana ricerca di eccellenza. E che, con quel testardo pretendere, non ha fatto altro che riempire le mie giornate di fatica, sconfitte e delusioni."
Poi c'è Asja, Bianca, Hermes, Erika e tantissimi altri personaggi che ho amato e con cui avrei voluto sedermi a bere un caffè in quel silenzio eloquente.
Sabrina Calzia mi ha fatto assaporare il gusto a me sconosciuto dell'amore materno, il gusto amaro dei sensi di colpa che l'essere umano si crea. L'autrice mi ha fatto toccare con mani tremanti quel denso buio che cola intorno alla perdita delle persone che amiamo,mi ha fatto toccare la forza di vivere e quell'indissolubile attaccamento alla vita. Tutti dobbiamo poter godere delle Onde delle emozioni della vita.
Onde è un libro che consiglio di leggere con il cuore aprendo le sue porte a emozioni delicate e violente allo stesso tempo, violente nella loro realtà.
Ringrazio tantissimo l'autrice per avermi dato questa possibilità e della sua disponibilità. La ringrazio perché mentre leggevo il suo libro mi sono sentita circondata da una sensazione materna, e non mi so ancora spiegare il perché.
"Guardando attentamente, forse, accanto al nero scoprirai il bianco. E poi, scrutando più a fondo, troverai un'inattesa abondanza ai toni di grigio.
Col grigio, metterai a fuoco le immagini, finalmente; e ogni cosa acquisterà la sua vera forma, a te ancora sconosciuta. Allora capirai, e forse ne sarai deluso, che ad imparare su tutto, il bianco il nero e il grigio, c'è sempre solo lei: l'umana imperfezione. Dolcemente adagiata, come polvere. Immobile, eppure mutevole. Inestinguibile."
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